Un
racconto in bianco e nero
Il Cavaliere Alberto
Rossini era presidente della più importante e famosa
società di cd, cassette e riproduzioni musicali del mondo. Non a caso
discendeva direttamente dal celebre compositore e questo era motivo di grande
vanto e onore per lui. Viveva a Napoli, in una lussuosa villa sulla collina di
Posillipo, da cui poteva ammirare il meraviglioso panorama di questa città
immortale - almeno finché viene vista soltanto ‘dal di fuori’, senza
penetrare nelle mostruose e abissali differenze socio-culturali della vita ‘interna’
metropolitana - . Era uno dei ‘pochi nobili di pura razza bianca’, l’unica
razza che, secondo lui, avesse nel sangue e nel ‘motore genetico’ quelle
caratteristiche che permettevano di dominare sulle altre razze inferiori, ‘più
vicine alle scimmie che all’uomo’, in particolare quelle ‘quasi-bestie’
dei negri. Aveva anche finanziato diverse organizzazioni scientifiche di ricerca
per dimostrare la supremazia genetica della razza bianca. E queste - come spesso
avviene, quando in una ricerca si ha un obbiettivo molto forte che, in qualche
modo, condiziona la ricerca stessa - erano riuscite a dimostrarlo ‘con fatti
verificabili’. Non si considerava un razzista ma un realista sociale, in
quanto diceva che, se la natura ci aveva fatti diversi, doveva esserci una
ragione. Perciò aveva deciso di rimanere in Italia, e non trasferirsi in
America, poiché lì c’erano ‘troppi negri’. Però li ‘usava’ i negri:
tutti gli operai delle sue fabbriche, tutti coloro che facevano i lavori più
umili erano di razza africana. In quanto era convinto che bisognasse aiutare
quella ‘povera gente’ - e infatti contribuiva lautamente ad attività
umanitarie e caritatevoli operanti nel Terzo Mondo - , purché costoro
rimanessero separati e non interferissero con la vita dei bianchi, mantenendo il
loro ruolo di ‘inferiori e sottomessi’. Ed era rimasto profondamente
dispiaciuto nell’apprendere la notizia dell’ascesa al potere di Nelson
Mandela e della fine dell’Apartheid in Sudafrica! Tanto che aveva finanziato e
inviato armi a gruppi combattenti ‘rivoluzionari’ che avevano il compito di
creare caos e disordine per favorire il ritorno della supremazia bianca al
potere. Anche se non erano riusciti nel loro intento, era convinto che, quando
sarebbe morto il loro leader carismatico, non essendoci altri di pari capacità
ed esistendo tante tribù e gruppi etnici in lotta fra di loro, i bianchi
avrebbero presto ripreso a dominare in quel lontano paese dell’Africa
australe. Pur essendo ricchissimo, dedicava non più di quindici giorni all’anno
alle vacanze, in luoghi esotici e paradisiaci, essendo impegnato notte e giorno
nell’amministrazione del suo impero economico - anche lui non riusciva a
godersi i soldi che guadagnava, essendo totalmente assorbito dalla macchina
accumula-denaro, frutto della sua ‘perversione monetaria’- . Perciò aveva
acquistato quelle costose apparecchiature che permettono di avere una perfetta
abbronzatura in pochi minuti, come se si provenisse da un lungo soggiorno in una
località balneare. Una volta a settimana, dopo il consueto bagno nella
faraonica piscina coperta circondata da palme e fiori di ogni tipo, si arrostiva
al sole artificiale delle lampade e poi tornava al suo frenetico lavoro.
"Salve, Gualtiero (il maggiordomo tuttofare, addetto 24 ore al giorno alla
cura della sua persona), mi raccomando, regoli bene le lampade e il timer, l’abbronzatura
non deve sembrare artificiale, la volta scorsa la pelle era un po' troppo
scura!" "Certamente, Dottore, stavolta verrà fuori un’opera d’arte!",
rispose il servo - di razza bianca come chiunque dovesse ‘servire’
direttamente il Cavaliere - . Dopo mezz’ora, puntuale come un orologio al
cesio, Gualtiero venne a spegnere le lampade e a svegliare il Cavaliere, che
approfittava di quel breve lasso di tempo ‘per farsi una pennichella’.
Appena lo vide, tutto nero come un negro africano del Congo, rimase di stucco,
estremamente impaurito per la reazione che avrebbe avuto il suo ‘padrone’.
Non riusciva a capire cosa fosse successo, forse il regolatore di intensità
delle lampade si era rotto o chissà quale altra parte di quei complicati
meccanismi non aveva funzionato! Poi cercò di farsi coraggio, spense le lampade
e svegliò lentamente il Dott. Rossini. Aveva deciso di non dirgli nulla di quel
funesto cambiamento cutaneo, forse, se la fortuna fosse stata dalla sua parte,
non se ne sarebbe accorto fino all’indomani, così avrebbe avuto tutto il
tempo di scappare lontano, dopotutto il Cavaliere viveva da solo e bastava
mettersi d’accordo con l’autista e la cuoca affinché anche loro rimanessero
in silenzio, mantenendo quel velo di omertà protettiva, stesa su quel
raccapricciante incidente. "Gualtiero, mi porti uno specchio, voglio vedere
com’è venuta l’abbronzatura!" disse il Cavaliere. Ma, mentre il
maggiordomo cercava di guadagnare tempo e inventare qualche scusa, squillò il
cellulare e comunicarono al Cavaliere che entro mezz’ora avrebbe dovuto
partecipare ad una video-conferenza internazionale con altri importanti
imprenditori. Perciò il Dott. Rossini lasciò la stanza ‘delle cure corporali’
e si avviò verso l’ultimo piano della villa, per prepararsi a quell’importante
evento. Indossò una preziosa giacca rossa, tutta orlata di brillantini, camicia
bianca con merletti, cravatta e pantaloni di seta lucida nera, e una fascia in
vita ‘all’antica’, il tutto era di un ‘kitsch’ spaventoso. Nel
frattempo giunse la cuoca per chiedere cosa volesse mangiare a colazione
(pranzo) - Gualtiero era riuscito all’ultimo momento ad avvertirla dell’incidente
e a chiederle di rimanere zitta - . Quando il Cavalier Rossini andò ad ammirare
le sue esuberanti e sportive forme fisiche, simili ad una scultura greca, allo
specchio e vide un ‘brutto tizio negro’ in abito da capo-cameriere, gridò:
"Chi ha assunto come cameriere questa bestia di negro, in casa mia?"
La cuoca non poté far altro che rispondere, a bassa voce, quasi con vergogna:
"Ma quello è lei, Cavaliere!" Il Cavalier Dottor Alberto Rossini fu
immediatamente colto da infarto fulminante e crollò a terra esanime, passando
ad altra vita, dove avrebbe trovato tutti i suoi ‘cari compagni di colore’!
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